staff-medico

Dott.Riccardo Fontanesi

Dott. Riccardo Fontanesi
Specialista in malattie dell'apparato cardiovascolare con particolare interesse in aritmologia. Nel mio percorso formativo ho inoltre sviluppato competenze riguardo:
- gestione terapia antitrombotica in pazienti affetti da cardiopatia ischemica o fibrillazione atriale ;
- gestione terapeutica in pazienti affetti da insufficienza cardiaca
- ecocardiografia 2d e 3d transtoracica e transesofagea
- ecocolordoppler vascolare ( TSA , Aorta addominale , arti inferiori)
-test ergometrico

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Dott.ssa Serena Coniglio

Specialista in Neurologia

Specializzazione conseguita discutendo la tesi: “Sintomi assiali dopo intervento di stimolazione cerebrale

profonda del nucleo subtalamico bilaterale nella malattia di Parkinson: frequenza, cronologia e fattori

predittivi”, con votazione 110/110 e lode.

Conoscenza e gestione delle principali malattie neurologiche e delle patologie neurologiche rare, sia in

regime di urgenza che in regime di elezione ed ambulatoriale. Acquisizione di competenze

neurofisiologiche tramite la frequentazione degli ambulatori della neurofisiologia clinica e l’unità di

monitoraggio epilessia.

Approfondimento nell’ambito dei disordini del movimento, tramite frequenza settimanale degli

ambulatori, compreso quello della tossina botulinica. Gestione della malattia di Parkinson in fase avanzata,

con la partecipazione agli interventi di stimolazione cerebrale profonda e il follow-up ambulatoriale

successivo.

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Dott. Roberto Dino Villani

Nel 1981 si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università Degli Studi di Pavia e nel 1989 consegue la Specialità in Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia presso l’Università degli Studi di Milano, dove nel 1989 si specializza anche in Microchirurgia e Chirurgia Sperimentale e nel 1994 in Chirurgia Generale.

Dopo la laurea effettua un periodo di tirocinio presso la Chirurgia d’Urgenza dell’Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano ed in seguito diviene assistente di Chirurgia Generale presso l’Ospedale di Melzo. Successivamente, per sette anni, è assistente presso la Prima Divisione di Chirurgia Generale dell’Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano.

Nel 1987 vince il concorso per la posizione di Aiuto nella Chirurgia Generale dell’Ospedale San Giuseppe dei Padri Fatebenefratelli di Milano, dove rimane fino al 2018, anno in cui si trasferisce a Sassuolo per creare l’Unità Operativa di Chirurgia Proctologica e del Pavimento Pelvico, che tuttora dirige.

Dall’inizio della sua carriera, il Dottor Villani si dedica in particolar modo a:

  • patologie proctologiche (emorroidi, ragadi, fistole etc.)

  • studio e terapia della stipsi e dell’incontinenza fecale

Con all’attivo 5.000 interventi chirurgici, Villani ha messo a punto anche alcune tecniche per la cura della patologia emorroidaria.

Consistente anche l’attività di ricerca: 120 articoli su riviste specializzate e oltre 150 i congressi di Chirurgia Generale, in particolare proctologica, a cui ha partecipato in qualità di relatore, moderatore e presidente di sessioni.

Il Dott. Villani è stato Presidente della Società Italiana Unitaria di ColoProctologia, Consigliere della Società Italiana di Chirurgia e della Società Italiana di Chirurgia Ambulatoriale e Day Surgery.

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Dott.ssa Romeo Marilina

Specializzata in Endocrinologia , Diabetologia e Andrologia .

Da sempre affascinata dal sofisticato ruolo degli ormoni e dalla potenza del loro sottile equilibrio sulla fisiologia dell’organismo umano, ho iniziato il mio percorso accademico lasciando la mia terra natale (Sicilia), per laurearmi in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Firenze e successivamente specializzarmi in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Credo fermamente nell’arricchimento dato dallo scambio di idee tra professionisti e dal guardare sempre le cose con occhi nuovi. Pertanto, sia durante l’Università che durante la Specializzazione, ho trascorso dei periodi all’estero (Siviglia – Londra), che hanno contribuito alla mia crescita personale e professionale.

Durante il mio percorso, ho avuto modo di formarmi su diversi aspetti dell’endocrinologia e della diabetologia, spaziando dalle più comuni patologie tiroidee, alle frequenti alterazioni del metabolismo calcio-fosforo, alle malattie rare endocrinologiche. Ho sempre avuto un particolare interesse per la medicina della sessualità e della riproduzione; pertanto, ho approfondito le mie conoscenze e competenze in tale campo, con attenzione alla salute sessuale maschile, all’infertilità di coppia e all’incongruenza di genere.

Mi appassiona anche la ricerca medica che, insieme alla clinica, mi ha portato a collaborare alla stesura di diverse pubblicazioni scientifiche e alla presentazione dei lavori pubblicati in contesti nazionali e internazionali.

La Dott.ssa Romeo si occupa di tutte le patologie endocrine, diabetologiche e andrologiche :

  • ipotiroidismo

  • ipertiroidismo

  • noduli tiroidei

  • iperparatiroidismo

  • diabete mellito

  • iperprolattinemia

  • disturbi del ciclo

  • osteoporosi

  • irsutismo

  • ginecomastia

  • malattie del metabolismo

  • iperandrogenismo, obesità, sindrome metabolica

  • infertilità maschile

  • varicocele

Prestazioni svolte:

  • visita endocrinologica

  • visita diabetologica

  • visita di andrologia clinica

Dott.ssa romeo marilina

Specializzata in Endocrinologia , Diabetologia , Andrologia

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Visita ortopedica della mano Dott.ssa Silvia Giordani

La Dott.ssa Silvia Giordani è Specializzata in Ortopedia della mano . Effettua visite ortopediche a Modena presso il Poliambulatorio MEGA.

PATOLOGIE TRATTATE:

  • Sindrome del tunnel carpale

  • Compressione nervo ulnare

  • Dito a scatto

  • Morbo di De Quervain

  • Sinoviti tendinee e articolari

  • Lesione del legamento triangolare (TFCC)

  • Cisti di polso o delle dita

  • Dissociazione scafo-lunata

  • Morbo di Dupuytren e tecnica all'ago

  • Rizoartrosi

  • Artrosi di polso: artrodesi e protesi

  • Ulna plus (Sauvè-Kapandji, Darrach)

  • Artrosi delle dita: artrodesi e protesi

  • Rottura estensore/dito a martello

  • Fratture e pseudoartrosi scafoide

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE

La Sindrome del Tunnel Carpale è una patologia molto comune ed è anche di difficile comprensione. Negli ultimi anni, in effetti, si è scritto molto e molto è stato chiarito, ma non in modo esauriente.

I media hanno spesso suggerito che questa è una malattia professionale, poiché i lavoratori spesso lamentano dolore alla mano, soprattutto se eseguono attività ripetitive come può essere il lavoro di una catena di montaggio. Contrariamente all’opinione comune, questa condizione è difficilmente collegabile all’utilizzo di una tastiera. Comunque, se una persona è predisposta alla malattia, le attività ripetitive possono agevolare ed aggravare questa condizione patologica.

La sindrome del tunnel carpale consiste nella sofferenza da compressione del nervo mediano al polso. Questo tunnel è composto da pareti rigide più una struttura chiamata legamento trasverso del carpo.

Accanto al nervo e all’interno di questo tunnel scorrono nove tendini che servono a flettere le dita. Quando la guaina che ricopre questi tendini si infiamma, si riduce lo spazio all’interno del canale e il nervo viene compresso. Questa compressione del nervo mediano porta ai sintomi della sindrome del tunnel carpale.

I sintomi sono intorpidimento e formicolio nella mano spesso di notte, dolore e mancanza di forza nella mano, soprattutto nel pollice. Inoltre se la malattia persiste da lungo tempo (anche anni) si può avere l’atrofia dei muscoli alla base del pollice.

Accanto ai sintomi clinicamente evidenziabili, la diagnosi può essere confermata dallo studio sulla conduzione del nervo (EMG=elettromiografia). Questo studio misura la velocità e la latenza dell’impulso nervoso al polso e conferma o meno la compressione del nervo mediano stesso.

Questa patologia è più frequente tra le donne di mezza età e soprattutto nel periodo perimenopausale. Può anche essere causata da condizioni croniche come il diabete, la gotta o alterazioni della tiroide. È comune in donne al terzo trimestre di gravidanza; mentre se nessuna di queste condizioni è presente, la sindrome del tunnel carpale è idiopatica che significa dovuta a causa ignota.

Questa sindrome può essere associata a un processo infiammatorio cronico dei tendini flessori delle dita, comunemente detto “dito a scatto” (trigger finger) o a livello del polso e allora si parla di tenosinovite. Per esempio il Morbo di De Quervain provoca dolore a livello del polso alla base del pollice.

Se la sindrome è in uno stato iniziale il più semplice trattamento, senza uso di farmaci, è l’utilizzo di un tutore ortopedico durante la notte. Questo tutore permette al paziente di controllare il polso di notte poiché non è raro fletterlo ripetutamente durante i sogni. Ciò permette di limitare la pressione sul canale. I sintomi del resto sono amplificati durante la notte poiché la mano è allo stesso livello del cuore e ciò permette maggior afflusso di liquidi nei distretti periferici e di conseguenza un aumento della pressione.

Ci sono anche cambiamenti ormonali, di complicata spiegazione, che contribuiscono ad aumentare l’afflusso di liquidi durante la notte. Come rimedio a tutto ciò, alcuni autori ritengono che la Vitamina B-6 agisca come diuretico e diminuisca la presenza dei liquidi nel canale carpale, dando una riduzione dei sintomi.

Se la compressione è severa e il paziente non risponde a trattamenti conservativi, non resta che l’intervento chirurgico. Anche intorno alla chirurgia si dice molto e a volte a sproposito. La gente pensa che si potrebbe perdere l’uso della mano sottoponendosi all’intervento chirurgico; ma la verità è che la chirurgia da buoni risultati, se ben condotta.

L’intervento si basa su un concetto semplice: si divide quel legamento trasverso del carpo che fa da tetto al tunnel carpale. Questo permette un aumento dello spazio all’interno del canale e quindi al nervo mediano di funzionare meglio.

Il metodo chirurgico nel trattamento del tunnel carpale, che noi comunemente utilizziamo è chiamato “sindesmotomia”. Questa procedura prevede un’incisione di circa 3 centimetri alla base del polso attraverso la quale si giunge al legamento trasverso del carpo e lo si seziona. Con questa tecnica, i tessuti molli vengono danneggiati in minima parte e perciò il dolore post-operatorio, se c’è, è minimo. Ciò permette anche di tornare alle normali attività quotidiane molto velocemente.

I risultati a lungo termine di questa tecnica sono eccellenti. Il paziente può lamentare dolore nel palmo della mano quando solleva un peso per lungo tempo, ma d’altro canto ci sono minime complicanze e/o dolore dopo l’intervento.

Questa sindrome in conclusione è di agevole diagnosi e trattamento; perciò quando hai dolore alla mano, non attendere ma rivolgiti ad uno specialista, poiché si tratta di una patologia che necessita della valutazione di un chirurgo specializzato su questi problemi e la conferma tramite lo studio di conduzione del nervo è consigliabile.

DITO A SCATTO

Per Trigger Finger, meglio conosciuto come Dito a Scatto, si intende l’infiammazione cronica dei tendini flessori delle dita della mano associata ad un restringimento del canale lungo cui scorre il tendine stesso (puleggia).

Si tratta di una delle malattie più comuni della mano e può essere associata alla Sindrome del Tunnel Carpale poiché i fattori di rischio sono sovrapponibili almeno in parte. Colpisce principalmente il pollice, il dito medio e/o l’anulare. Si presenta, inizialmente, come un dolore del palmo della mano associato ad una limitazione della funzionalità del dito interessato; successivamente il dolore si irradia a tutto il dito, potendo provocare, nel tempo, una ridotta motilità che può evolvere in artrosi dell’articolazione inter-falangea prossimale.

Il paziente può avere la sensazione di una pallina sottocutanea o di uno “scatto” sul palmo della mano. È questa una fase (“triggering”) nella quale si può eseguire una infiltrazione che io consiglio con acido jaluronico. Questo diminuisce l’infiammazione dei tendini, determinando un benessere spesso momentaneo. L’infiltrazione risulta di semplice esecuzione e a mio parere, non va ripetuto per più volte soprattutto se ravvicinate nel tempo.

Se il triggering è di entità più severa e il paziente non risponde a trattamenti conservativi, non resta che l’intervento chirurgico. Anche intorno alla chirurgia si dice molto e a volte a sproposito. Il paziente può pensare che si rischia di perdere l’uso della mano sottoponendosi all’intervento chirurgico; ma la verità è che la chirurgia da buoni risultati.

L’intervento si basa su un concetto semplice: si aumenta lo spazio all’interno del canale del tendine che fa da “rotaia” e quindi si permette ai tendini di scorrere meglio senza infiammarsi e quindi senza dolore.

Il metodo chirurgico, che comunemente utilizzo è chiamato “puleggiotomia” e consiste nella liberazione del canale su descritto (puleggia A1), attraverso una modestissima incisione (circa 2 centimetri) eseguita alla base del dito interessato. Con questa tecnica, i tessuti molli vengono danneggiati in minima parte e perciò il dolore post-operatorio, se c’è, è minimo. Ciò permette anche di tornare alle normali attività quotidiane molto velocemente.

I risultati a lungo termine di questa tecnica sono eccellenti.

Questa patologia in conclusione è di agevole diagnosi e trattamento; perciò quando hai dolore alla mano, non attendere ma rivolgiti ad uno specialista, poiché si tratta di una patologia che necessita la valutazione di un chirurgo ortopedico specifico per questi problemi.

Esiste un’altra tecnica che ho appreso personalmente negli Stati Uniti e che ritengo valida: si tratta di eseguire la puleggiotomia con TECNICA ALL’AGO senza incidere la cute, dopo aver eseguito una blanda anestesia locale. È una tecnica non molto conosciuta ma che permette il rientro immediato alle normali attività fisiche e lavorative; va però sottolineato che la sua efficacia può non essere definitiva e le indicazioni a questa tecnica sono a discrezione del chirurgo stesso.

MORBO DI DUPUYTREN

Questa patologia non è rara e può avere diversi fattori di rischio che la causano. In primo luogo esiste una familiarità in linea maschile, poi alcuni lavori manuali e anche microtraumi ripetuti o processi infiammatori cronici della mano.

Di fatto, i pochi dati certi sono:

  • ha una progressione altalenante (a poussé)

  • crea una progressiva invalidità sull’uso della mano

  • il trattamento è chirurgico

Che cos’è questo morbo?

Si tratta di una progressiva retrazione di un tessuto appena sotto lo strato cutaneo, che si chiama aponeurosi. L’aponeurosi ha consistenza tendinea e si irradia a tutto il palmo della mano e fino alle dita. Questa retrazione provoca un indurimento dei tessuto stesso e una anelasticità di tutta la mano, tanto che poco alla volta determina la retrazione delle dita con conseguente rigidità delle articolazioni metacarpo-falangee e interfalangee.

Quando questa retrazione determina una ipovalidità nell’uso della mano, allora il trattamento chirurgico è obbligatorio e risolutivo! Non vi devo dire che questa è una chirurgia che prevede che l’operatore abbia una certa esperienza, ma aggiungo che esiste la tecnica all’ago che è ancora più complessa e la deve eseguire chi ha molta esperienza nella patologia in questione.

La tecnica chirurgica classica (aponevrectomia) prevede di asportare, con pazienza e meticolosità da parte del chirurgo, tutta l’aponeurosi coinvolta dalla retrazione. In genere è più frequentemente coinvolta l’aponeurosi che si irradia verso il quarto e quinto dito ma tutte le dita possono essere coinvolte.

La tecnica all’ago, invece, trova un suo razionale dal concetto di aponevrotomia ossia nel sezionare trasversalmente l’aponeurosi malata e nel distendere la mano manualmente. Deve essere eseguita da chi ha già eseguito diversi interventi con tecnica classica perché la conoscenza dell’anatomia della mano è indispensabile ma non sufficiente!

Questa tecnica ha l’assoluto vantaggio di non provocare danni ai tessuti poiché non si eseguono incisioni chirurgiche, si procede a lacerare l’aponeurosi con piccoli aghi e poco alla volta, inoltre in anestesia locale e non plessica come la tecnica tradizionale impone. Questo è un indiscutibile vantaggio per chi non può avere una mano fasciata per 2-3 settimane ma va evidenziato che può essere passibile di recidiva e che il risultato può non essere definitivo né sempre risolvibile in unica seduta chirurgica.

In definitiva la tecnica all’ago, pur avendo dei limiti, è agevole e di facile esecuzione per chi ha esperienza chirurgica specifica.

LA RIZOARTROSI

Per rizoartrosi s’intende l’artrosi dell’articolazione della base del pollice. È molto più comune di quello che si pensa ed è spesso associata alla Sindrome del Tunnel Carpale.

Questa artrosi, che è appannaggio quasi esclusivo del sesso femminile, è di fatto la degenerazione dell’articolazione alla base del pollice, provoca intensi dolori nell’utilizzo della mano e una riduzione della forza spesso legata ad attività come il cucire o il ricamare; la paziente spesso riferisce che gli oggetti le cadono di mano!

Questi sintomi inoltre, se la malattia persiste da lungo tempo (anni) possono portare all’atrofia dei muscoli alla base del pollice ed evidente deformità dello stesso pollice. Accanto ai sintomi clinicamente evidenziabili, la diagnosi può essere confermata dal semplice studio radiografico standard.

Questa patologia è più frequente come già accennato tra le donne di mezza età e soprattutto nel periodo perimenopausale.

La rizoartrosi può essere associata a un processo infiammatorio cronico dei tendini flessori delle dita, comunemente detto “dito a scatto” (trigger finger) o a infiammazione dei tendini a livello del polso e allora si parla di tenosinovite. Il trattamento di queste tenosinoviti è spesso diretto a diminuire l’infiammazione dei tendini; perciò l’infiltrazione con acido jaluronico o con steroidi può portare alla riduzione dell’infiammazione e ad un benessere momentaneo, con la riduzione del dolore.

Se la rizoartrosi è in uno stato iniziale il più semplice trattamento, senza uso di farmaci, è l’utilizzo di un tutore ortopedico adeguato. Questo tutore permette al paziente di controllare il polso durante le sue attività quotidiane, limitando i movimenti dell’articolazione già parzialmente degenerata.

Infine se la paziente non risponde a trattamenti conservativi, non resta che l’intervento chirurgico; anche intorno alla chirurgia si dice molto e a volte a sproposito. La gente pensa che si potrebbe perdere l’uso della mano sottoponendosi all’intervento chirurgico; ma la verità è che la chirurgia da buoni risultati.

L’intervento consiste nel rimuovere la fonte dell’artrosi e perciò del dolore, ossia togliere in parte o totalmente quell’”ossicino” (trapezio) alla base del pollice che ormai deformato non ha più nessuna funzione! Questo permette un aumento del movimento del pollice stesso, una lieve riduzione della forza, ma soprattutto la remissione del dolore!

Il metodo chirurgico chei comunemente utilizzo è chiamato trapeziectomia, o emitrapeziectomia (ossia la parziale resezione del trapezio stesso). Questa procedura prevede un’incisione di circa 4 centimetri alla base del pollice attraverso la quale si giunge al trapezio e lo si asporta poi viene eseguita una tenosospensione. Con questa tecnica, i tessuti molli vengono danneggiati in minima parte e perciò il dolore post-operatorio, se c’è, è minimo. Ciò permette anche di tornare alle più semplici attività quotidiane in circa 3 settimane, ed a una completa autonomia nell’uso della mano in 2-4 mesi.

Esiste inoltre una tecnica mini-invasiva che prevede la resezione parziale del trapezio con una incisione di circa 0,5cm senza tenosospensione, quindi con un recupero funzionale quasi immediato e completo, poiché minimo è il danno dei tessuti molli. Unico limite di questa tecnica è la gravità dell’artrosi in atto, è perciò necessario il giudizio dello specialista se poterla eseguire e in quali casi.

I risultati a lungo termine di questa tecnica sono buoni. Il paziente può lamentare dolore nella mano quando solleva un peso per lungo tempo, ma d’altro canto le complicanze di questo intervento sono piuttosto ridotte.

La rizoartrosi in conclusione è di agevole diagnosi e trattamento; perciò quando hai dolore alla mano, non attendere ma rivolgiti ad uno specialista, poiché si tratta di una patologia che necessita della valutazione di un chirurgo specializzato su questi problemi.


CURRICULUM VITAE ET STUDIORUM Dott.ssa Silvia Giordani

Ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Verona, in data 21 marzo 1996, discutendo una tesi sul tema “Il trattamento chirurgico del piede reimatoide: ruolo dell’intervento di allineamento metatarsale. Presupposti biomeccanici, indicazioni e risultati a lungo termine.”

Ha conseguito il Diploma di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università degli Studi di Verona il 23 ottobre 2001, discutendo una tesi sul tema: “Analisi critica del trattamento con fissazione esterna delle fratture sovra e intercondiloidee di femore.”

Socia ordinaria SICM, socia fondatrice EWAS e socia OTODI e SERTOT.

CARRIERA UNIVERSITARIA

Allieva interna negli anni 1994/1995 e 1995/1996, presso l’Unità di Chirurgia della Mano dell’Ospedale GB Rossi di Verona

Borsista Universitario dall’ottobre 1996 all’ottobre 2001 presso l’Istituto di Clinica Ortopedica e Traumatologica dell’Università degli Studi di Verona, svolgendo attività didattica, scientifica e assistenziale, nel reparto di chirurgia della mano e di ortopedia e traumatologia.

Master di Chirurgia della Mano e Microchirurgia Ricostruttiva di II livello presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, 2011.

Durante questo periodo ha frequentato:

Unità Operativa di Chirurgia della Mano, Policlinico G. B. Rossi di Verona dal maggio 1994 al maggio 2000

Reparto di Ortopedia e Traumatologia, Università degli Studi di Verona dal giugno 2000 all’ottobre 2001

Ha collaborato dall’ottobre del 2003 al settembre 2005 con l’Istituto di Clinica Ortopedica e Traumatologica presso l’Università degli Studi di Padova, svolgendo attività chirurgica e di tutoraggio

Ha collaborato nel 2004 e 2005 con la Casa di Cura di Porto Viro (Rovigo) nell’attività di chirurgia della mano

ATTIVITÀ ASSISTENZIALE

Durante gli anni della specializzazione ha condotto l’attività assistenziale di reparto e l’ambulatorio divisionale; ha inoltre svolto turni di guardia specialistici in prima persona.

Ha eseguito 49 interventi come primo operatore e 357 interventi come assistente, in 13 interventi ha svolto funzione di tutore nei confronti di altri medici specializzandi nel reparto di Chirurgia della Mano. Mentre ha eseguito 40 interventi come primo operatore e 228 come assistente presso il reparto di Ortopedia e Traumatologia.

Ha svolto attività assistenziale di reparto e l’ambulatorio divisionale e guardia specialistiche presso l’ospedale di Rovigo tra novembre 2001 e agosto 2002.

Ha eseguito 183 interventi come primo operatore e 221 interventi come assistente.

Ha svolto attività assistenziale di reparto e l’ambulatorio divisionale e guardia specialistiche presso la Casa di Cura Rizzola di San Donà di Piave (Ve) tra agosto 2002 fino a dicembre 2004.

Ha eseguito 352 interventi come primo operatore e 507 interventi come assistente.

Ha eseguito 407 interventi come primo operatore presso l’Istituto di Clinica Ortopedica e Traumatologica presso l’Università degli Studi di Padova e diversi interventi in qualità di tutore nei confronti degli specializzandi.

Ha svolto attività assistenziale di reparto e l’ambulatorio divisionale e guardia specialistiche nonché attività di chirurgia della mano presso l’Unità Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Civile di Adria ASL 19 dal 31 dicembre 2004 a Agosto 2005, sostenendo autonomamente diversi interventi di traumatologia complessa dell’arto superiore.

Ha svolto attività assistenziale di reparto, l’ambulatorio divisionale e guardia specialistiche principalmente di chirurgia della mano come anche di chirurgia ortopedica e traumatologica presso l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Piacenza e Fiorenzuola dal 2005 al 2012.

Ha svolto attività assistenziale di reparto, l’ambulatorio divisionale e guardia specialistiche principalmente di chirurgia della mano come anche di chirurgia ortopedica e traumatologica presso l’Università degli Studi di Ferrara, Clinica di Ortopedia e Traumatologia da marzo a dicembre 2012, svolgendo intensa attività tutoriale sugli specializzandi dell’università stessa.



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Dott.Manzini Carlo Umberto

Specializzato in Reumatologia

Patologie di maggiore interesse trattate

  • Osteoporosi

  • Malattie infiammatorie articolari (artrite reumatoide; artrite psoriasica)

  • Artrosi

  • Fibromialgia

  • Gotta

  • Malattie autoimmuni

  • Polimialgia reumatica

  • Vasculiti

CURRICULUM VITAE

Laureato con Lode in Medicina e Chirurgia nel 1983 presso l’Università degli Studi di Modena

  • Ha conseguito la specializzazione con Lode in Reumatologia nel 1987 presso l’Università “La Sapienza” di Roma

  • Ha conseguito la specializzazione con Lode in Medicina Interna nel 1992, presso l’Università degli Studi di Modena

Dal 1986 al 1989:

  • Contrattista AUSL presso il Servizio di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera di Modena

Dal 1989 al 2022:

  • Dirigente Medico presso la Struttura Complessa di Reumatologia e Professore a contratto – Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena

  • Ha svolto, in qualità di RESPONSABILE di Reparto, attività assistenziale di Degenza Ordinaria nella Struttura Complessa di Reumatologia; inoltre, ha svolto attività ambulatoriale e di consulenza presso l’Azienda Policlinico di Modena e AUSL di Modena.

  • E’ stato titolare di Incarico Professionale super-specialistico di: “Osteoporosi / Metabolismo osseo nelle malattie reumatiche”

  • Autore di numerosi lavori scientifici su riviste nazionali ed internazionali di interesse reumatologico

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Dott.ssa Valentina Gioacchini

Infermiera specialista in Vulnologia

Dopo aver conseguito la Laurea in Scienze Infermieristiche presso l’Università di Modena e Reggio Emilia (sede Reggio Emilia) nell’anno 2012, ho terminato nel 2017 il Master di Specializzazione in Wound Care (ferite Difficili) presso l’università di Pavia, per una preparazione più specifica riguardo al trattamento di ulcere croniche. Il tirocinio formativo per conseguire la specializzazione è stato svolto in parte presso l’ambulatorio vulnologico dell’ospedale San Matteo di Pavia e in parte presso l’ambulatorio Ferite Difficili del Policlinico di Modena.

Ho lavorato presso una casa di cura privata-convenzionata di Modena nel reparto di Chirurgia Ortopedica e Riabilitazione in cui ho prestato la mia assistenza ai degenti, potendo affiancare medici qualificati nelle visite quotidiane, mi sono occupata della registrazione dei parametri vitali dei pazienti e della somministrazione della terapia.

Successivamente, ho lavorato per sei anni in un poliambulatorio privato, nel quale ho svolto attività infermieristiche ambulatoriali (prick test, patch test, rimozione punti di sutura e medicazioni) anche in qualità di referente del punto prelievi e strumentista di sala operatoria ambulatoriale (in ambito dermatologico, urologico e vascolare).

 

Come libera professionista mi dedico alla attività infermieristica specialistica: assisto e tratto persone portatrici di ulcere croniche di varia natura, da quelle vascolari a quelle da pressione, piede diabetico e ulcere reumatiche.

Utilizzo medicazioni avanzate e, nel caso sia necessario, applico bendaggi compressivi mono strato o multistrato.

Chi é lo specialista in vulnologia (formazione e ambito professionale)

Lo specialista in Vulnologia o Wound Care è un infermiere laureato in scienze infermieristiche che ha proseguito gli studi universitari conseguendo il titolo di Specialista alla fine di un Master universitario di primo livello della durata di uno / due anni. Questa specializzazione lo porta ad essere esperto di lesioni cutanee, ulcere croniche.

Lo specialista in Vulnologia, però, non valuta e si occupa solo della lesione, ma è in grado di fornire risposte di tipo educativo, clinico e assistenziale riguardanti la persona nel suo insieme, mette in atto una presa in carico globale della persona (patologie, stili di vita, comunità che lo circonda…).

Per fare tutto ciò lo specialista in Vulnologia collabora con altri professionisti medico-sanitari in un team multidisciplinare: medici specialisti in chirurgia vascolare, dermatologia, reumatologia, cardiologia e altre figure professionali sanitarie come fisioterapisti e podologi.

 

Cosa fa, cosa tratta l’infermiere specialista in Vulnologia, di quali ferite si occupa?

Lo specialista in Vulnologia si trova a valutare e trattare varie tipologie di ferite che sono tutte accomunate dalla tendenza ad essere “difficili da guarire” o addirittura sono lesioni che diventano croniche cioè che permangono per più di sei settimane. Le lesioni più comuni sono quelle di origine vascolare degli arti inferiori e quelle da pressione, chiamate più comunemente ulcere da decubito. Poi c’è l’ampia porzione di popolazione diabetica che può presentare la complicanza del cosiddetto piede diabetico. Esistono altri svariati tipi di lesioni:post-traumatiche, ustioni, deiescenze di ferite chirurgiche (ferite chirurgiche che si aprono), ulcere cutanee reumatologiche, lesioni neoplastiche.

Sono davvero tante e, per questo, il giusto inquadramento diagnostico (inquadramento all’interno della giusta “famiglia di lesioni”) che avviene grazie anche al lavoro in equipe, risulta fondamentale per intraprendere il corretto percorso terapeutico.

Gli obiettivi possibili del percorso terapeutico possono essere due: la guarigione o il mantenimento della migliore qualità di vita possibile: sì, alcune ulcere non sono destinate a guarire (come quelle di tipo neoplastico ad esempio), per cui l’obiettivo, in questo caso, non è la chiusura dell’ulcera ma deve essere una buona qualità di vita che permetta alla persona di proseguire con la propria quotidianità nel migliore dei modi possibile.

Per le altre tipologie di ferite, quelle che hanno possibilità di chiusura, il percorso terapeutico è comunque un percorso lungo (si parla di qualche mese di trattamento) che prevede il cambiamento di tipologia di medicazione in base alla fase di guarigione e caratteristiche che la lesione presenta.

 

Come si svolge il primo incontro con lo specialista in Vulnologia? E in quelli successivi?

Durante la presa in carico, come infermiera specialista valuto il pazinte, con particolare attenzione al dolore, alla nutrizione e alle comorbilità, esamino la lesione utilizzando la scala di valutazione appropriata e cerco di stabilire con la persona un rapporto di collaborazione: indagando le sue perplessità e definendo insieme semplici obiettivi da raggiungere tenendo conto anche delle sue priorità.

L’esame della ferita continua con la valutazione di: sede/localizzazione, dimensioni, tipo di tessuto, quantità e tipo di essudato, segni locali di infezione, stato della cute perilesionale, tratti sottominati. La lesione viene fotografata e misurata.

Una volta esaminati tutti i parametri sopra elencati, decido il percorso terapeutico da intraprendere, ovvero dopo aver lavato e pulito la lesione individuo quale elemento della ferita deve essere trattato per primo (necrosi, infezione, fibrina, riepitelizzazione), si procede per step: si risolve di volta in volta il problema prevalente.

Gli incontri successivi al primo prevedono sempre la valutazione della lesione e la sua pulizia e la finale medicazione. Non tutte le sedute di medicazione saranno uguali tra loro: si cambierà tipologia di prodotto applicato e si opterà per l’applicazione di un bendaggio o meno.

La scelta della medicazione avanzata più adeguata alla fase di guarigione della ferita, viene fatta tra le varie una vasta gamma di medicazioni esistenti: dalla semplice garza di cotone a quelle che contengono argento che ha proprietà antibatteriche, alle schiume di poliuretano che hanno capacità di assorbimento di essudato, altre a quelle composte da fibre che a contatto con la ferita gelificano, diventano cioè gelatinose garantendo un’ottima conformazione sul letto di ferita, e così via.

Anche il capitolo bendaggi è molto ampio, esistono svariate tipologie di bende e di metodologie di bendaggio: esistono bende elastiche più o meno alte ed estensibili, esistono bende all’ossido di zinco (eccellenti per il trattamento di gambe particolarmente infiammate, ad esempio), si possono confezionare bendaggi mono o pluri-strato. Tutto dipende dal motivo per cui si decide di bendare. Chi sono le persone che maggiormente incontro con la mia professione specialistica?

Premesso che mi occupo di persone di qualsiasi età, mi è capitato di medicare bambini di pochi anni come anziani più che novantenni, le persone che maggiormente si ritrovano portatrici di lesioni sono gli anziani.

Abbiamo sentito parlare tanto durante questi anni di pandemia di “soggetti fragili”, ecco proprio loro costituiscono i maggiori portatori di ferite croniche.

Le motivazioni sono tante, sicuramente il tempo che passa è una costante che porta ad un indebolimento e rallentamento della fisiologia con cui tutti dobbiamo fare i conti. A questa si aggiunge la storia clinica di ciascun soggetto, e, le persone avanti in età, spesso, soffrono di più patologie contemporaneamente: ipertensione, diabete, disturbi cardiovascolari, artrosi, patologie respiratorie, eccetera. Tutto ciò comporta la necessità di una poli-terapia, ovvero della necessità di assumere più farmaci nell’arco della giornata: alcuni di essi hanno conseguenze sulla facilità di insorgenza di lesioni e anche di rallentamento della guarigione delle ferite.

 In questi due anni, inoltre, si sono aggiunte le complicanze dovute al Covid-19: conseguenze cliniche causate dal virus, ma anche ripercussioni sul movimento e lo scambio sociale dovute alla necessità di non uscire dal proprio domicilio per la sicurezza comunitaria.

Infine, incontro persone che per deficit motori sono allettate o scarsamente deambulanti: l’immobilità stessa è causa della formazione di lesioni da pressione (chiamate in passato ulcere da decubito), ulcere dolorose, spesso estese e di lenta guarigione: direi rappresentino la mia sfida più grande.

 

 

Dove e quando avviene l’incontro con l’infermiere specialista?

La tendenza è quella di andare incontro alle esigenze della persona portatrice di lesioni. Inutile dire che in certi casi la lesione stessa è causata da una condizione di allettamento, dunque la persona è impossibilitata a effettuare spostamenti, di conseguenza la prima consulenza e le successive medicazioni avverranno presso il domicilio della persona stessa.

Diverso è il caso in cui la persona è deambulante o comunque abbia la possibilità di uscire dal proprio domicilio, ecco che gli incontri con me si terranno in ambulatorio: luogo maggiormente idoneo ad effettuare medicazioni per salubrità, confort e disponibilità di attrezzature, nonché per la possibilità di effettuare nella stessa seduta anche consulenze specialistiche mediche e sanitarie.

La frequenza delle sedute è da stabilire in base alle innumerevoli variabili che entrano in gioco: caratteristiche della ferita, capacità della persona di automedicarsi, presenza di care-giver in grado di seguire le indicazioni di trattamento ricevute durante gli incontri con me, possibilità di reperire e/o gestire il materiale avanzato necessario, tolleranza della medicazione effettuata ecc… Diciamo che, nella maggioranza dei casi, almeno due incontri settimanali sono necessari, ma come già detto, possono diminuire a uno soltanto come posso aumentare a tre-quattro.

Ci tengo a sottolineare come il corso del trattamento delle ferite difficili sia dinamico sotto svariati aspetti: la frequenza delle sedute (possono essere molto frequenti e ravvicinate all’inizio per poi diradarsi, o viceversa), il cambio della tipologia della medicazione (la medicazione utilizzata inizialmente non sarà mai utilizzata fino alla guarigione, ma saranno tante medicazioni differenti ad alternarsi) e la durata del trattamento.

Ecco, sulla durata del trattamento voglio spendere due parole in più. Nella maggior parte dei casi mi trovo a gestire ferite croniche, ovvero ferite che sono presenti da più di sei settimane; capitano anche ferite acute come quelle chirurgiche o post-traumatche che si risolvono in poche settimane, ma purtroppo, sono la minoranza. Ciò significa che il percorso di trattamento di una lesione cronica “è normale” che abbia una durata di qualche mese: la tempistica non dipende solo dalle capacità dello specialista ma anche dalle caratteristiche della persona, dalle patologie di cui è portatrice e dalla sua adesione-compliance alla terapia.

 

Da settembre una importante novità per Modena: un macchinario ad ultrasuoni che facilita la pulizia della ferita.

Dopo l’estate disporrò di un macchinario non ancora presente a Modena: si tratta di Surgysonic, un macchinario ad ultrasuoni che permette di ripulire le ulcere da necrosi, fibrina e batteri, con dolore minimo, riducendo i tempi di guarigione.
Gli ultrasuoni derivano da un processo di trasformazione dell’energia elettrica in vibrazioni meccaniche. Le punte del macchinario amplificano le vibrazioni meccaniche e trasferiscono l’energia sulla superficie della ferita, sul perilesionale e sui tessuti sottostanti per mezzo di un contatto diretto. Questo permette una pulizia profonda del letto della ferita, cosiddetta “sbrigliamento”, e microcavitazione.

Lo strumento non solo è di facile uso, ma, essendo trasportabile al domicilio del paziente, permette di assicurare il trattamento anche alle persone con mobilità limitata.

Può essere impiegato per il trattamento di tutte le ferite difficili: piede diabetico, ustioni, ulcere arteriose e venose, lesioni da pressione, con importanti vantaggi per il paziente come la riduzione e gestione del dolore, riduzione dell’ essudato, riduzione del numero di trattamenti e del tempo di debridement.

DOTT.SSA vALENTINA gIOACCHINI

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De Gesu Roberto

Specializzato in Geriatria e Medicina Generale

La visita geriatrica è una visita specialistica che valuta lo stato di salute dell’anziano, al fine di mantenere una buona qualità della vita in termini funzionali e cognitivi. Individua e controlla eventuali malattie che, se trascurate, potrebbero potenzialmente condurre a disabilità e perdita dell’autosufficienza.

A che cosa serve la visita geriatrica?

Il geriatra valuta e gestisce i bisogni tipici della terza età in tema di salute. Con la visita geriatrica il paziente viene valutato in maniera complessiva multidisciplinare, mediante l’individuazione di un percorso assistenziale volto a garantire (o preservare in soggetti parzialmente autosufficienti) l’autonomia e le capacità funzionali. Spesso all’attenzione del geriatra si presentano contemporaneamente diversi problemi di salute che richiederebbero l’intervento di più specialisti. Si può assimilare il geriatra ad un “medico tuttologo” ed a un “direttore d’orchestra”, in stretto rapporto con gli altri specialisti, capace di riconoscere e trattare qualsiasi patologia, con particolare attenzione e sensibilità ai problemi squisitamente pertinenti alla terza età, vedasi ad esempio i disturbi cognitivi.

Per chi è indicata la visita geriatrica ?

Alla visita geriatrica ricorrono i soggetti anziani con 75 anni e più, nei quali emergono problematiche motorie, cognitive o comportamentali, o nei quali la molteplicità delle patologie rende necessaria una gestione unitaria delle stesse.

Quali sono le Patologie Geriatriche più Comuni?

  • ARTRITE

  • DIABETE

  • DIFFICOLTÀ NELLE INTERAZIONI SOCIALI

  • DISTURBI DELLA MEMORIA

  • IPERTENSIONE

  • MALATTIA DI ALZHEIMER

  • MALATTIE CARDIOVASCOLARI

  • PATOLOGIE COGNITIVE

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Dott.ssa Di Paola Lucia

Dietologia

Curriculum e Biografia


Mi sono laureata in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Modena e ho conseguito la Laurea Specialistica in Scienza dell'Alimentazione e Dietetica con indirizzo Nutrizione clinica presso l'Università di Modena con il voto di 110 e lode nel 2002.

Ho acquisito esperienze professionali, durante il corso di laurea specialistica, presso gli ambulatori e i reparti dell'Azienza Policlinico di Modena (tra cui l'ambulatorio dell'Obesità, il reparto di Endocrinologia e malattie del metabolismo, l'ambulatorio di Diabetologia e Auxologia pediatrica, il reparto di Nefrologia, il reparto di Unità Intensiva e Rianimazione, ecc..), dell'Ospedale Maggiore e Ospedala Bellaria di Bologna e presso il reparto di Geriatria dell'ospedale Estense di Modena, al fine di acquisire competenze medico-dietologiche specifiche.

Ho frequentato volontariamente il reparto di Endrocrinologia presso Policlinico di Modena nel periodo pre-laurea e nel periodo post-laurea. Ho parteciopato a diverse pubblicazioni durante i corsi di studio universitari.

Ho partecipato al progetto "Natura che Cura" per le scuole.

Ho frequentato per interesse personale: Scuola di Omeopatia di Risonanza, Corsi di Medicina Tradizionale Cinese, Corsi Nomabit Test e coerenza emozionale, Scuola di Alta formazione sul microbiota umano, Corso Microbioti dell'uomo, Corsi di approfondimento della Dieta Chetogenica, ecc... al fine di un inquadramento il più possibile olistico del paziente.

Presso i Centri Medico-specialistici con cui collaboro offro: Consulenza medico-dietologica e nutrizionale Valutazione composizione corporea antropoplicometrica e impedenziometrica. Interpretazione del Test del Microbiota per valutazione enterotipo ed eventuale disbiosi al fine di adottare una dieta specifica e personalizzata e/o terapia prebiotica, probiotica, simbiotica. Dietoterapia e stile alimentare corretto e specifico per patologie quali diabete,dislipidemie, ipertensione, celiachia, sindrome metabolica ma anche patologie neurologiche ed emicrania. Terapia nutrizionale anti-aging e biorivitalizzazione mesoterapica e/o con mPen. Terapia nutrizionale e biorivitalizzazione mesoterapia e/o con mPen specifica per cellulite, smagliature, rassodamento cutaneo, calo ponderale localizzato. Terapia nutrizionale ed educazione ad uno stile di vita sano nelle diverse fasi della vita: infanzia, adolescenza, età adulta, senilità nonchè menopausa e andropausa. Terapia nutrizionale ed integrativa per malnutrizione in eccesso (sovrappeso, obesità viscerale, obesità sottocutanea) e in difetto (sarcopenia, anoressia, carenze macro e/o micronutrienti).

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Visita pneumologica Dott.Bisi Lorenzo

Il Dott. Lorenzo Bisi effettua visite pneumoligiche presso il Poliambulatorio MEGA.

Pneumologia

La pneumologia si occupa di tutto quello che è attinente alle funzionalità dell’apparato respiratorio, compresi i polmoni e i bronchi.

E’ utile richiedere un consulto pneumologico per accertare la natura di sintomi come difficoltà nella respirazione, sensazione di oppressione al torace con o senza dolore, affanno a riposo, rumori e sibili durante la respirazione ma anche tosse persistente, traumi polmonari, espettorazioni di catarro magari con tracce di sangue oppure apnee notturne e anche le condizioni ereditarie che colpiscono i polmoni, condizioni croniche, malattie acquisite, infezioni e tumori.

Come si svolge la visita pneumologica?

La prima parte della visita consiste nella ricostruzione di un’anamnesi del paziente quanto più possibile accurata mettendo in risalto i fattori di rischio per le malattie a carico dell’apparato respiratorio (come il fumo e l’esposizione a sostanze tossiche) e sulla presenza di altre possibili patologie, soprattutto di tipo allergico, cardiovascolare o autoimmune. L’anamnesi riguarda anche i familiari più stretti.

La seconda parte della visita consiste in quello che viene definito esame obiettivo, ovvero l’ispezione, la palpazione, la percussione e l’auscultazione del torace. Se necessario al termine della visita lo specialista può prescrivere degli accertamenti diagnostici.

L’esame diagnostico più comune dopo una visita pneumologica è la spirometria.

la spirometria

La spirometria permette di verificare la corretta funzionalità dell’apparato respiratorio, consiste nella misurazione della quantità di aria presente nei nostri polmoni e la distensione tra polmone destro e sinistro.

Svolgimento dell’esame spirometrico:

Al paziente viene chiesto di respirare attraverso un boccaglio collegato ad uno spirometro (che serve a misurare la funzionalità respiratoria del paziente) che delinea la “curva flusso volume”, che analizza la corretta funzionalità dell’apparato respiratorio. Anche questo tipo di esame non richiede alcun tipo di preparazione da parte del paziente ed è assolutamente indolore e privo di qualsiasi rischio e controindicazione.

Alcuni tra i più comuni sintomi soggettivi per cui è utile effettuare la visita pneumologica sono:

Tosse

  • Tosse secca insistente presente da tempo

  • Tosse secca la sera quando si va a dormire

  • Tosse con catarro giallastro o di colore particolare

  • Tosse con catarro unito a sangue

  • Tosse con catarro e presenza di febbre

Difficoltà a respirare

  • Difficoltà a respirare presente da tempo e che va via via aggravandosi 

  • Difficoltà a respirare sotto sforzo 

  • Difficoltà a respirare insorta acutamente da sola o con altri sintomi (dolore toracico, tosse, febbre…)

  • Difficoltà a respirare a riposo (per esempio di notte durante il sonno) 

  • Difficoltà a respirare con sensazione di rumori respiratori

  • Difficoltà a respirare stagio

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Visita neurochirurgica Dott.Roberto Spinelli

Il Dott. Roberto Spinelli effettua visite neurochirugiche per la diagnosi e trattamento delle patologie della colonna vertebrale e del midollo spinale presso il Poliambulatorio MEGA.

A cosa serve la visita neurochirurgica

La visita neurochirurgica serve per la diagnosi e e l’individuazione dei trattamenti delle patologie della colonna vertebrale e del midollo spinale, di natura degenerativa, traumatica o neoplastica.

Il Dott. Spinelli insieme ad un team multidisciplinare del Poliambulatorio Mega si pone come primo obiettivo di indirizzare il Paziente verso il miglior approccio terapeutico possibie una volta individuata la patologia. La visita specialistica è il primo passo per il trattamento di:

  • Ernia del disco

  • Lombosciatalgia

  • Cervicalgia

  • Stenosi spinale

  • Lesione spinale

  • Neurinoma

  • Radicolite

  • Mal di schiena

  • Lombalgia

  • Tumori spinali

  • Dorsopatia

  • Brachialgia

  • Spondilolistesi

  • Paresi

  • Sindrome del tunnel carpale

Esistono diversi tipi di mal di schiena, che possono essere sintomo di una delle patologie indicate, ma è possibile distinguerli facilmente grazie ad una visita neurochirurgica accurata.

Curriculum Vitae DOTT SPINELLI

Il Dott. Roberto Spinelli nasce nel 1981, a Trieste.

Dopo una prima laurea in Tecniche di Laboratorio Biomedico (Trieste, 2003), ho ottenuto la laurea in Medicina e Chirurgia (Trieste, 2011) e successivamente il Diploma di Specializzazione in Neurochirurgia (Verona, 2017). Durante il periodo di specializzazione ho svolto un periodo di formazione presso il Dipartimento di Neurochirurgia di Tel Aviv.

Ha successivamente ricoperto la posizione di Dirigente Medico Neurochirurgo presso l’Ospedale Cattinara di Trieste dal 2017 al 2020 per poi rivolgere la mia attenzione all’Emilia Romagna ed alla Lombardia dove attualmente collaboro attivamente con un team multidisciplinare composto, tra gli altri, da Neurochirurghi, Anestesisti, Ortopedici e Fisioterapisti.

Si occupa principalmente, ma non esclusivamente, di patologie della colonna vertebrale e del midollo spinale di natura degenerativa, traumatica e neoplastica.

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Visita ortopedica per anca e traumatologia dello sport Dott. Barberio

Il Dott. Barberio Vitaliano Isacco è un chirurgo specialista in ortopedia e tramautologia, chirurgia dell’anca, artroscopia del ginocchio e traumatologia dello sport. Effettua visite ortopediche a Modena presso il Poliambulatorio MEGA.

Ortopedia e Traumatologia

Il dott. Barberio si può definire un Ortopedico Sportivo data la sua passione per lo sport che lo ha portato a stretto contatto con diversi atleti, professionisti ed amatoriali, acapirne le esigenze nel momento degli infortuni e sviluppare una strategia di trattamento mirata al tipo di sport ed alla richiesta di un rapido e sicuro ritorno all’attività sportiva. Negli anni si è specializzato in:

  • Chirurgia mini-Invasiva dell’anca con approccio anteriore diretto e tecnica AMIS

  • Chirurgia artroscopia di ginocchio e Sport Medicine

  • Terapia infiltrativa articolare ecoguidata rigenerativa

PROTESI ANCA

Quando si parla di protesi d’anca l’accesso per via anteriore è un approccio che presenta numerosi vantaggi per la scarsa invasività dell’intervento. Una buona preparazione tecnica e una lunga esperienza da parte del chirurgo sono però requisiti fondamentali per eseguire questo tipo di intervento.

L’ARTROSI DELL’ANCA

L’artrosi dell’anca è una patologia a carattere degenerativo che colpisce dapprima la cartilagine per poi intaccare le altre strutture articolari fino a causare il contatto osso con osso. A causa della diffusione, purtroppo sempre più frequente anche tra pazienti relativamente giovani (intorno ai 50 anni d’età, spesso sportivi) si è reso necessario sperimentare tecniche chirurgiche di impianto della protesi sempre meno invasive al fine di preservare maggiormente i tessuti circostanti e garantire tempi di recupero più rapidi.

come opera il dottore

L’intervento con D.A.A. (Direct Anterior Approach)

L’accesso per via anteriore è una tecnica non solo mini invasiva ma anche a risparmio tissutale. Grazie a questa tecnica, decisamente all’avanguardia, non sono necessari tagli tendinei o muscolari come nelle tecniche tradizionali.L’incisione è molto piccola, raramente supera i 7-8 centimetri, a differenza delle tecniche tradizionali dove sono praticate incisioni di circa 15-20 centimetri. La differenza di incisione cutanea rimane comunque solo un problema estetico. Il vero vantaggio della via anteriore è il risparmio tissutale. A differenza delle procedure classiche che prevedono tagli muscolo-tendinei (glutei e extrarotatori), la via anteriore sfrutta gli spazi virtuali esistenti tra le masse muscolari. Nella regione anteriore non vi sono muscoli che si inseriscono sul femore è pertanto più agevole separare e spostare i muscoli senza tagliarli o disinserirli. La tecnica utilizza infatti strumenti adatti e dedicati a tale procedura.

I vantaggi per il paziente:

  • minor dolore post-operatorio (no taglio muscolare)

  • recupero funzionale più rapido (no taglio muscolare)

  • ridotto rischio di lussazione (grazie al risparmio della muscolatura glutea)

  • minore perdita ematica (nessun utilizzo del drenaggio post operatorio)

  • degenza ospedaliera breve

Nonostante i numerosi vantaggi sopra citati, l’impianto con accesso per via anteriore è ad oggi ancora scarsamente utilizzato. Si tratta di una tecnica difficile che prevede una lunga curva di apprendimento da parte del chirurgo. Il Dott Barberio vanta oltre 1000 interventi di impianto di protesi d’anca con via anteriore diretta. Tale esperienza lo pone come uno dei maggiori specialisti in Italia.

Indicazioni e controindicazioni

Ferma restando un’accurata selezione del paziente alla luce delle sue caratteristiche fisiche, del quadro patologico e del suo stato di salute generale, le indicazioni all’intervento con D.A.A. non sono differenti alle altre tecniche e sono:

  • coxartrosi primitiva

  • coxartrosi secondaria

  • necrosi della testa del femore

  • coxartrosi post-traumatica

La scelta del paziente, è dunque almeno all’inizio, un requisito fondamentale.

I risultati a distanza (oltre i 3 mesi) con intervento per via anteriore presentano le caratteristiche di tutte le altre tecniche. I vantaggi sono soprattutto nell’immediato post operatorio. Un approccio mini invasivo e a risparmio tissutale come la via anteriore può garantire un recupero rapido con la possibilità di poter tornare al lavoro precocemente e a praticare il proprio sport preferito in sicurezza.

Il curriculum vitae

Laureato nel 2004 in Medicina e Chirurgia con votazione 110/110 il Dott. Barberio ha conseguito nel 2010 la Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia con il massimo dei voti presso la Clinica Ortopedica e Traumatologica dell’Università di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo Pavia, diretta dal Prof. Francesco Benazzo .

Durante il periodo di formazione specialistica ha prestato servizio presso la Divisione di Ortopedia e Traumatologia del Centre Hospitalier de la Basse Terre in Guadeloupe, Francia. Dal 2008 al 2009 è stato inoltre consulente per Formula Medicine, Professional Driving Training, fornendo assistenza medica sui principali circuiti mondiali di Formula Uno al Team Panasonic Toyota Racing .

Dal 2010 al 2021 Dirigente medico di I° livello presso U.O. OrtopediaTraumatologia e Chirurgia Artroscopica Nuovo Ospedale Civile di Sassuolo diretta dal Dr. L.A. Pederzini. In questi anni ha svolto presso l’Ospedale di Sassuolo attività chirurgica sia in ambito della traumatologia sportiva che in quello della chirurgia elettiva con particolare interesse alla chirurgia protesica dell’anca mini-invasiva per via anteriore con tecnica AMIS (Anterior Minimal Invasive Surgery) e della chirurgia artroscopica di ginocchio eseguendo circa 2000 interventi come primo operatore.

Dal 2021 partecipa all’attività AMIS Education Program per l’insegnamento delle tecniche di chirurgia mini invasive dell’anca con approccio anteriore.

Dal 2018 al 2020 ha diretto l’ambulatorio di infiltrazioni eco-guidate all’anca presso il Nuovo Ospedale Civile di Sassuolo.

Dal gennaio 2022 è uno Specialista del Joint Care Team coordinato dal Dott. Gabriele Cavazzuti e svolge la propria attività chirurgica presso la U.O. di Ortopedia 1 dell’Ospedale di Suzzara (MN) e presso la Casa di Cura Villa Verde (RE).

Socio della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia ( S.I.O.T. ) , della S.I.A.G.A.S.C.O.T e della Società AO Trauma.

Autore e coautore di numerose relazioni a congressi nazionali ed internazionali, di capitoli su libri e riviste sia nazionali che internazionali. Tutor in diversi corsi su cadavere sia nazionali che internazionali. Nell'ottica di un aggiornamento costante, partecipa da sempre ai principali corsi/congressi nazionali ed esteri, a corsi di dissezione e chirurgia ricostruttiva su cadavere.

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Visita specialistica otorinolaringoiatra Dott. Martone Andrea

Il Dott. Martone Andrea effettua visite specialistiche otorinolaringoiatriche presso il Poliambulatorio MEGA.

Che cos’è la visita otorinolaringoiatrica?

La visita specialistica otorinolaringoiatrica serve ad individuare problemi e patologie di orecchie, naso e gola e e in generale riguarda tutto ciò che concerne il comparto testa-collo. la visita specialistica viene eseguita dal medico specializzato in otorinolaringoiatria.

I sintomi che devono far pensare ad un otorinolaringoiatra sono:

  • acufeni (allucinazione uditiva che provoca la percezione di fischi e fruscii nella mente dell’interessato) 

  • ipoacusia (riduzione o perdita di udito)

  • ronzii

  • sensazione di orecchio chiuso

  • senso di sbandamento

  • incertezza nella postura  

  • vertigini

  • dolore perdurante alla gola

  • corpo estraneo in gola

  • abbassamento della voce

  • naso chiuso senza motivo

Gli esami diagnostici possono prevedere anche fibroscopia e fibrolaringoscopia per individuare la terapia più corretta per problematiche come:

  • tappo orecchio

  • cerume

  • catarro

  • sinusite

  • mal di gola

  • turbinati nasali e ipertrofici

  • deviazione setto nasale

  • sanguinamento setto nasale

  • poliposi nasale

Come si svolge la visita otorinolaringoiatrica?

La visita specialistiaca otorinolaringoiatra si suddivide in 2 fasi.

La prima parte è dedicata all’anamnesi del paziente, lo stile di vita del paziente, l’alimentazione, la presenza di abitudini dannose come il tabagismo o il consumo di alcol, il livello di attività fisica e di sedentarietà, le eventuali patologie a carico, l’assunzione di farmaci e il tipo di lavoro svolto. In questa fase il paziente presenterà allo specialista eventuali esami medici (ematochimici o di diagnostica per immagini).

Nella seconda fase verrano effettuati accertamenti che permettano di individuare le cause alla base dei sintomi avvertiti dal paziente. Gli esami effettuati saranno in aggiunta a quelli detti in precedenza:

  • palpazione del collo

  • ispezione del cavo orale e della faringe (laringoscopia)

  • ispezione della membrana timpanica e del condotto uditivo esterno

  • fibrolaringoscopia

 

CURRICULUM BREVE

 

Il Dott. Martone si è laureato con Lode in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia nel 2016.

Nel 2021 ho conseguito la specializzazione con Lode in Otorinolaringoiatria presso il medesimo Ateneo, sotto la guida del Prof. Livio Presutti e del Prof. Daniele Marchioni.

Durante il percorso di studi ha perfezionato il trattamento di tutta la patologia ambulatoriale ORL/foniatrica/audiologica-vestibolare di primo, secondo e terzo livello. Ha avuto l’opportunità di approfondire l’attività chirurgica di bassa, media e alta complessità di tutti i distretti ORL, con particolare interesse per la chirurgia oncologica del distretto testa-collo e la chirurgia endoscopica mini-invasiva di orecchio e seni paranasali.

Integrano il suo percorso di studio periodi di formazione presso l’Ospedale Maggiore di Bologna e l’Ospedale di Sassuolo, dove è stato assunto durante l’ultimo anno di specializzazione in qualità di dirigente medico.

Ha partecipato a numerosi corsi e congressi nazionali e internazionali in qualità di relatore, ottenendo diversi premi e riconoscimenti, tra cui il primo premio assoluto all’Academy AUORL del 2019.

E’ autore di varie pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali e capitoli di libri, e nel 2021 gli è stato conferito l’incarico di docenza “Patologia ORL per il MMG” rivolto al corso di formazione in medicina generale dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

 

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Visita podologica Dott.ssa Eleonora Braga

La Dott.ssa Eleonora Braga effettua visite podologiche a Modena presso il Poliambulatorio MEGA.

Come si svolge la visita

La parte iniziale della visita consiste nel ricostruzione dell’anamnesi del paziente per avere elementi utili per la visita stessa.

Si passa poi dopo accurato esame obiettivo, al trattamento, che consiste in un intervento diretto sul piede del soggetto, al fine di rimuovere la cause del disagio. E’ possibile che il trattamento comprenda la visita biomeccanica o posturale. consiste inizialmente nella valutazione degli arti inferiori sul lettino e successivamente all’analisi del passo.

PATOLOGIE DEL PIEDE TRATTATE

Onicopatie

Le onicopatie sono le alterazioni che possono colpiscono l’unghia o parte di essa che ne possono causare la caduta. Ecco i vari tipi di onicopatie:

Onicopatia Paronichia

Di solito è causata da lesioni alla zona ma può essere causata anche da batteri, da lievito (paronichia candida) o da un fungo (paronichia fungina). E’ abbastanza comune e diffusa

I sintomi principali si localizzano e sono visibili in un’area rossa e gonfia attorno all’unghia, che provoca dolore, è possibile trovare in questa zona lentiggini o altre lesioni, pus e infezioni batteriche. Tra i possibili sintomi anche il distacco dell’unghia, una forma anomala o un colore insolito.

La paronichia di solito risponde bene al trattamento, ma è necessario una visita scupolosa e un trattamento continuativo visto che questo tipo di infezioni possono durare per diversi mesi. Le complicazioni sono rare ma possibili. 

Onicogrifosi

La onicogrifosi è la deformazione delle unghie causato dal contatto con la calzatura. Le unghie si ispessiscono (ipertrofiche) o/e si ricurvano, arrivando a causare dolore molto frequente nelle persone anziane. E’ una patologia ungueale di origine congenita, anche se in alcuni casi può essere acquisita.

L’onicolisi

L’onicolisi è il distacco della lamina (l’unghia) dal letto, ovvero dalla sua normale posizione che può avvenire lentamente oppure può essere distale. Questo fenomeno può essere un evento isolato o coinvolgere più unghie, l’onicolisi è una tra le onicopatie più frequenti. 

L’onicomicosi

L’onicomicosi è un’infezione della lamina delle unghie causata da funghi. La tipologia di funghi che causa questa patologia è diffusa soprattutto negli spogliatoi di palestre, piscine e impianti sportivi in generale, gli atleti sono quindi quelli più esporti all’onicomicosi ai piedi: le scarpe utilizzate durante l’attività fisica infatti sono solitamente molto calde e sudate e questo costituisce un’ambiente favorevole per la proliferazione del fungo.
La condivisione di docce e spogliatoi comuni, l’acqua delle piscine, l’utilizzo degli stessi asciugamani possono favorire il contagio.
Ci sono diversi tipi di onicomicosi, fra i sintomi dell’onicomicosi lo sfaldamento dell’unghia, ispessimento e indebolimento, in fase avanzata,si possono accusare dolori e deformazioni. 

Onicocriptosi

Detta più comunemente unghia incarnita è molto frequente. E’una patologia un frammento ungueale o l’intera unghia perfora e penetra nel tessuto sottocutaneo può essere bi o monolaterale, è complessa da trattare in quanto è sostenuta da diversi fattori. L’onicocriptosi può essere causata da diversi fattori tra cui:

  • errori nel taglio delle unghie

  • pressione eccessiva delle calzature

  • iperidrosi

  • posture non corrette che portano ad un’errata deambulazione


Ipercheratosi

L’ipercheratosi è un ispessimento dell’epidermide, si osserva un aumento delle cellule che costituiscono la parte più superficiale della pelle (strato corneo), questa patologia è causata da un’alterazione quantitativa dei cheratinociti. I classici sintomi sono la formazione di calli o duroni.

Piede Diabetico

All’origine del piede diabetico, c’è il diabete, una patologia cronica metabolica causata da fattori ereditari e ambientali nello specifico per piede diabetico si intende una complicanza cronica del diabete mellito, che causa alterazioni anatomo-funzionali di piede e caviglia. Spesso il piede diabetico rappresenta il sintomo più evidente di una malattia cardiovascolare diffusa che può coinvolgere non solo le arterie dell’arto inferiore, ma anche le coronarie, mettendo a rischio di cardiopatia ischemica. Per questo è importantissimo affidarsi a centri specializzati nella cura di questa patologia e che dispongano di un equipe multifunzionale come il Poliambulatorio Me.Ga. I risultati ottenuti dall’approccio multidisciplinare parlano chiaro: oggi è possibile salvare l’arto al 90-95% dei pazienti.

curriculum vitae Dott.ssa Eleonora Braga

Istruzione

Università degli Studi di Bologna
Facoltà di MEDICINA e CHIRURGIA
Corso di Laurea in PODOLOGIA
Data di laurea: 14-03-2005
Voto di laurea: 110 e lode 
Materia di tesi: malattie dell’apparato locomotore
Titolo della tesi: VALUTAZIONE FUNZIONALE IN PAZIENTI TRATTATI CON RICOSTRUZIONE ANATOMICA PER INSTABILITA’ LATERALE CRONICA DELLA CAVIGLIA.

Durante il corso di laurea ha svolto il tirocinio triennale c/o laboratorio podologico dell’università degli studi di Bologna all’interno dell’Ist.Ortopedici Rizzoli.
Tirocinio annuale c/o Istituti Giovanni XXIII  di Bologna

Podologo PBS- Percutaneous Bianchi System dal 2018

Aggiornamenti Professionali

  • “Podologia sportiva e biomeccanica”, San Giovanni Lupatoto – 30 novembre 2019

  • XV Congresso Nazionale A.M.P.I. , “Podologia su misura:  professionalita’ e innovazione,obiettivi raggiunti alla luce delle normative vigenti”, Bologna – 29 marzo 2019

  • Corso di formazione AIUC – sezione Emilia Romagna “la gestione delle lesioni croniche cutanee: dall’inquadramento clinico alla telemedicina”, Ravenna 24 novembre 2018

  • “Consenso informato e fatturazione elettronica” , Bologna 01 dicembre 2018“

  • 3° corso ecm: approccio terapeutico nelle patologie del piede e della caviglia, alluce valgo con tecnica PBS”- Bologna- 27 ottobre 2018 

  • “Il piede 2.0: hot topics anatomia, biomeccanica, tallodinia, matatarsalgia, gait analysis” –Montegrotto Terme- 13 ottobre 2018

  • “Buon piede, buon occhio S.N.C. connessione di connessioni” – Pisa – 30 Ottobre 2011

  • “IV Giornate Internazionali di Posturologia” – Pisa – 29-30 Ottobre 2011

  • II° Congresso Nazionale di Posturologia – “La sindrome occluso posturale” – Caserta – 15 Ottobre 2011

  • Master in posturologia clinica di I livello nell’anno 2010/11 c/o l’Uniersità di Pisa.

  • “Biomeccanica podologica I° livello” – Carraia (LU) – 30-31gennaio 2010

  • “lo screening del piede complicato in podologia” – Firenze – 31 gennaio 2009

  • “rete,multidisciplinarità,evidenza scientifica:il piede su basi solide” – 3-4aprile 2009

  • “il piede:gestione,trattamento e riabilitazione” – Civitanova Marche – 3 aprile 2009

  • ”riabilitazione in podologia:il piede complicato” – Desenzano del Garda -12-13 dicembre 2008

  • “comunicazione con il paziente:la consapevolezza della relazione nella professione di podologo” – San benedetto del tronto (AP) – 4-5 luglio 2008

  • “podologia e riabilitazione”. Soriano nel cimino (VT) 28_29 marzo 2008

  • “instabilità di caviglia e piede” rimini 23/24 novembre 2007
    “corso di farmacologia per podologi” a Peschiera del Garda (VR) 26/27 ottobre 2007

  • “corso di aggiornamento in terapia ortesica nel piede”. Tenutosi a: Ospedale di Montegranaro (AP) “Centro sperimentale multidisciplinare del piede” dal 29/09/2007 al 30/09/2007

  • 5° congresso nazionale A.M.P.I. “L’integrazione professionale nel S.S.N: :nuovi modelli organizzativi per una buona sanità”. Senigallia (AN) dal 29/06/2007 al 30/06/2007
    “la cultura dell’accoglienza:migliorare la capacità di relazione e d’ascolto con i pazienti. Roveleto di Cadeo (Piacenza) 23/24 marzo 2007

  • corso di formazione pratica sulle infiltrazioni dell’arto inferiore c/o Università complutense di Madrid. Gennaio 2007

  • 4° Congresso Nazionale A.M.P.I.,”podologo e tecnico ortopedico:professioni a confronto nell’ottica dell’integrazione multidisciplinare”. Tivoli Terme, dal 13/10/2006 al 14/10/2006

  • “Utilizzo razionale dei siliconi PODIKON in Ortoplastia Medicale”.Rimini, 10 giugno 2006
    “Il ruolo collaborativo del podologo e del dermatologo nel trattamento delle onicomicosi”. Cesena, 15 luglio 2006

  • “aggiornamenti in podologia” (il ruolo del podologo nel sistema sanitario in cambiamento). Ancona “Auditorium Mantovani” 29 aprile 2006

  • “Amputazioni non traumatiche di arto inferiore”. Ancona “Auditorium Mantovani” 28/29 aprile 2006

  • “Aspetti legali ed adeguamento alle norme vigenti nell’attività del podologo”. Rovereto di Cadeo(PC), 18/19 marzo 2006

  • “1° Incontro di Dermatologia Podologica”. Istituto Clinico Humanitas, 5 febbraio 2006

  • Corso pratico di 2° livello sulle “Medicazioni Avanzate” in ambito podologico. Rovereto di Cadeo (PC), 11-12 novembre 2005

  • 3° Congresso Nazionale A.M.P.I., 2° Congresso Dermatologia e Piede. San Benedetto del Tronto, 24-25 giugno 2005

  • “Utilizzo razionale dei siliconi PODIKON in Ortoplastia Medicale”. Bussolengo (VR), 22 maggio 2005

  • “Calzatura anti-infortunistica: criticità e problemi. Bologna, 7 novembre 2004

  • “Il piede biomeccanico e le sue patologie”. Bologna, 6 novembre 2004
    “Il piede diabetico: eziopatogenetica, trattamento, prevenzione,educazione e ruolo del podologo”. Bologna, 6 novembre 2004

  • “La responsabilità professionale del podologo”. Bologna, 5 novembre 2004

  • “Alluce valgo e metatarsalgie: definizione del percorso terapeutico”. Bologna, 14 maggio 2004

  • “Il piede nello sport, approccio multidisciplinare”. Orvieto, 3-5 ottobre 2003

  • “Il malato posturale: l’approccio multispecialistico”. Bologna, 26 maggio 2003

  • “Il piede dell’anziano: approccio multidisciplinare”. Bologna, 12-13 ottobre 2002

  • “Il piede a360 gradi”. Bologna, 12-13 ottobre 2001

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Dott.ssa Tiziana Simonini

Dietista

Curriculum Vitae

TIZIANA SIMONINI

Relatore di diverse tesi facoltà di dietistica di Modena , nonché più volte commissario interno per gli esami di stato a Modena; commissario esterno in rappresentanza di Andid agli esami di stato di Dietistica a Bologna, Torino, Ferrara, commissario esterno in rappresentanza dell’ordine TSRM agli esami di stato di laurea in Dietistica di Ferrara.

Pubblicazioni

Coautore del libro edito da SEU “

INSETTI:DA VECCHIA PRATICA A NOVEL FOOD

presentato in occasione di ENTOMODENA, aprile 2016

Coautore del Libro edito da SEU “LA GESTIONE NUTRIZIONALE DEL PAZIENTE DISFAGICO. Il ricettario come strumento operativo per professionisti, pazienti e caregivers” 2015

- Articolo “Proteine vegetali” per MiaFarmacia 2014

Conferenze e varie

Relatore Convegno “Focus sulle diete speciali nella ristorazione collettiva”,

Piacenza maggio 2019 2 Passaggi televisivi " A tavola InFormati" canale 95 digitale terrestre anno 2018/2019

Relatore “ Diagnosi e gestione della disfagia nel bambino e nell’adulto: corso teorico pratico”

Convegno Andid Emilia Romagna (Forlì) Provider per

ECM Commissione Regionale per la Formazione Continua – 2011

Moderatore congresso 22° Congresso Nazionale Andid

Milano “Dal cous cous al sushi: le competenze del dietista “-2010/

Relatore “La spesa ...un’incognita” per AIC – 2007-

Relatore “Il calcio..in forma” (Comune Fanano) - 2005

Relatore “Mangiare fuori casa: suggerimenti per una pausa pranzo, sana, varia e piacevole” FedAdiconsum Mov. Consum. -2004 -

Passaggio televisivo “Obiettivo salute” TRC 2002

Presidente giuria giudicatrice Concorso regionale “

Viaggio alla scoperta della celiachia” AIC .2003

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Visita ortopedica per anca e ginocchio Dott. Tommaso Bonanzinga

Il Dott. Tommaso Bonanzinga è specializzato in Chirurgia Protesica di Anca e Ginocchio e Traumatologia Sportiva. Vanta numerose esperienze riguardanti le metodiche all’avanguardia nella diagnosi e nel trattamento delle infezioni periprotesiche di anca e ginocchio‚ Chirurgia Artroscopica di Anca‚ Ginocchio e Caviglia‚ trattamento delle lesioni multi legamentose complesse di ginocchio. Effettua visite ortopediche a Modena presso il Poliambulatorio MEGA.

ATTIVITÁ MEDICO CHIRURGICHE PRINCIPALI

  • Ricostruzione legamento crociato
  • Trattamento lesioni meniscali
  • Trattamento lesioni osteo-cartilagineo
  • Osteotomia
  • Protesi ginocchio
  • Protesi monocompartimentale
  • Protesi Totale di Ginocchio
  • Protesi anca
  • Terapia Infiltrativa
  • Ortopedia Rigenerativa

Storia e curriculum del Dott. Bonanzinga

Il Dott. Tommaso Bonanzinga ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Bologna nel 2009. Nello stesso anno‚ ha ottenuto l’Abilitazione all’Esercizio della Professione di Medico Chirurgo e‚ successivamente‚ ha acquisito la specializzazione in Ortopedia e Traumatologia‚ sempre all’interno del medesimo Ateneo.

Vanta numerose esperienze formative e di ricerca sia in Italia che all’estero‚ tra cui una Fellowship presso la Elios Endo-Klinic‚ Hamburg (Germania)‚ diretta dal Prof. Torsten Gerhke‚ durante la quale ha preso parte a progetti di ricerca clinica e di base riguardanti le metodiche all’avanguardia nella diagnosi e nel trattamento delle infezioni periprotesiche di anca e ginocchio‚ e una Fellowship in Sport Medicine-Chirurgia Artroscopica di Anca‚ Ginocchio e Caviglia‚ presso il Reparto Sports Medicine Service‚ Beijing Jishuitan Hospital‚ Pechino (Cina)‚ diretto dal Prof. Feng Hua‚ in occasione della quale ha partecipato alla realizzazione di progetti di ricerca clinica riguardanti il trattamento delle lesioni multi legamentose complesse di ginocchio.

Durante la sua esperienza presso l'Istituto Ortopedico Rizzoli ha partecipato a numerosi progetti di ricerca riguardanti la ricostruzione del legamento crociato anteriore‚ il trattamento delle lesioni meniscali e l'applicazione delle tecnologie computer assistite alla chirurgia protesica.

A partire dal 2011‚ il Dott. Bonanzinga ha dato inizio alla sua attività scientifica pubblicistica‚ pubblicando numerosi lavori su scritti scientifici editi sia in Italia che all’estero.

Ha presenziato a innumerevoli congressi e corsi teorico-pratici nazionali e internazionali ed è membro di molteplici società scientifiche.
Dal 2016 è membro del comitato “Ginocchio” della S.I.G.A.S.C.O.T. (Società Italiana Ginocchio Artroscopia Sport Cartilagine e Tecnologie Ortopediche) e svolge il ruolo di Presidente del FORTE (Federation of Orthopaedic Trainees in Europe).

Professore aggregato e coordinatore della simulazione artroscopica presso presso Humanitas University‚ il Dott. Tommaso Bonanzinga è il medico esperto di Ortopedia e Traumatologia del Poliambulatorio Me.ga.

Ha collaborato per molti anni con il Prof Maurilio Marcacci.

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Visita neurologica Dott.Fileccia Enrico

Come si svolge la visita neurologica?

Durante l'esecuzione di una visita neurologica possono essere analizzati diversi aspetti clinici. Ecco una rapida carrelata dei principali elementi che possono essere esaminati dallo specialista:

  • Esame delle funzioni nervose superiori. Sono le funzioni che consentono la comunicazione, la gestualità, il riconoscimento e l’identità del proprio corpo. Il neurologo nel raccogliere la storia (anamnesi) del paziente ed osservando il suo comportamento, deve cercare di valutare le suddette funzioni. Qualora si evidenzi un deficit, dovrà consigliare l’esecuzione di test specifici (neuro-psicologici), che avranno lo scopo di approfondire le diverse capacità.

  • Andatura e posizione (postura) Queste funzioni richiedono l’esecuzione di movimenti alternati degli arti secondo uno schema ben preciso, e presuppongono l’integrità delle funzioni vestibolari, visive e propriocettive (riguardanti la posizione ed i movimenti del corpo nello spazio). Una qualsiasi lesione in questo sistema di controllo altera l’andatura in modo caratteristico. Per esempio l’andatura di una persona con alterazione della funzione labirintica è instabile, soprattutto quando cambia direzione di marcia o si muove su un piano irregolare o scivoloso; una persona cieca o un individuo normale che cammina al buio accorcia i suoi passi, tiene il corpo rigido ed alza le braccia davanti al corpo per evitare scontri. Esistono test utili aventi lo scopo di evidenziare maggiormente l’esistenza o meno di deficit, esempio lo stare dritto in piedi a piedi uniti ed occhi chiusi e aperti, il camminare sulle punte o sui talloni,ecc.

  • Valutazione nervi cranici I nervi cranici hanno nuclei di origine o di terminazione nel tronco encefalico e vanno ad innervare strutture, organi e muscoli presenti nella maggior parte dei casi a livello del cranio. La funzionalità di ciascun nervo viene valutata con particolari test.

ANALISI Estremità: tono, trofismo, forza, riflessi, coordinazione sensibilità

  • Per valutare il tono muscolare si osserva l’atteggiamento generale del soggetto, con attenzione alla postura con il paziente sia seduto e sia in movimento, e si valuta la resistenza passiva al movimento degli arti. Si parla di “ipotonia” quando esiste una maggiore cedevolezza al movimento passivo, mentre si definisce “ipertonia” una forte resistenza, tale a volte da impedire il movimento passivo (rigidità).Per trofismo muscolare si intende la valutazione della massa muscolare. Per “ipotrofia” si intende una riduzione più o meno intensa della massa muscolare, come nel caso di lesioni midollari, di nervi o per malattie del muscolo stesso. Con il termine “ipertrofia” si indica un aumento di volume della massa muscolare, che si realizza spesso in seguito ad attività sportive.

  • I riflessi sono una contrazione muscolare involontaria ottenuta tramite appropriata stimolazione di una determinata struttura sensitiva. Lo studio dei riflessi permette di verificare l’integrità o l’alterazione del segmento midollare in cui passa il circuito nervoso stimolato. Esistono due tipi di riflessi: fisiologici e patologici. I primi sono presenti nei soggetti normali (es. riflesso patellare, ottenuto percuotendo il ginocchio con il martelletto) e possono subire modificazioni (iperreflessia, iporeflessia, areflessia) per lesioni del sistema nervoso. I patologici non sono presenti nel soggetto normale ed esprimono lesioni del sistema nervoso.

  • Per coordinazione motoria si intende la capacità di compiere, con armonia ed adeguata misura, movimenti complessi che implicano la contrazione simultanea e sincrona di diversi gruppi muscolari. La coordinazione è regolata da tre sistemi: il cervelletto, il sistema sensitivo e l’apparato vestibolare/visivo. Una lesione in uno di questi può essere causa di “atassia”, cioè mancata coordinazione. L’esame del soggetto può fornire utili informazioni al neurologo: in particolare come questi cammina, come si siede, come prende un oggetto, ecc. Esistono dei test specifici impiegati per approfondire tale valutazione.

  • Per quanto riguarda la sensibilità, le strutture nervose che trasportano gli stimoli sensitivi sono rappresentate dai recettori periferici e dalle vie nervose che trasmettono gli impulsi. Esistono diversi tipi di sensibilità: le sensibilità superficiali (tattile, dolorifica e termica) e le sensibilità profonde (vibratoria, senso di posizione e di movimento). Lanalisi della sensibilità rappresenta la parte più difficile dell’esame neurologico, in quanto le tecniche usate per la valutazione non sono molto efficienti ed inoltre è richiesta un’attiva collaborazione da parte del paziente.

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Dott.Mario De Santis

Ecografie

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Visita Nutrizionistica Dott.ssa Mariella Galantucci

Se desideri raggiungere il benessere psico-fisico che si ottiene quando si trova un regime alimentare ottimale prenota una prima visita nutrizionistica.


Come si svolge una visita da un nutrizionista

Attraverso una prima visita il nutrizionista definisce, assieme al paziente, gli obiettivi da raggiungere e le strategie alimentari e di abitudini di vita per raggiungerli. La relazione tra nutrizionista e paziente continua con controlli periodici in cui si valutano i risultati e i possibili correttivi.

La Dott.ssa Mariella Galantucci ha anche esperienza in ambito sportivo, è in grado quindi di individuare il regime alimentare migliore anche per chi vuole migliorare le proprie prestazioni agonistiche.

Come funziona la prima visita nutrizionistica

La prima visita dal nutrizionista con la Dott.ssa Mariella Galantucci si suddivide nei seguenti momenti:

  • accurata anamnesi del paziente sia da un punto di vista patologico (malattie, allergie, farmaci assunti, ecc) sia per quanto riguarda stile di vita

  • ricostruzione della storia alimentare del paziente (adozioni di regimi alimentari o diete particolari) e delle variazioni di peso

  • inchiesta sui consumi alimentali abituali

  • valutazione antropometrica ovvero la rilevazione delle circonferenze corporee, peso e altezza

Stesura di un piano alimentare su misura

Successivamente la nostra Nutrizionista elaborerà un piano alimentare personalizzato che verrà illustrato al paziente con gli obiettivi da raggiungere. Le visite di controllo periodiche servono a capire se il piano alimentare funziona e ad adattarlo a variazioni di qualsiasi natura che possono avvenire nel tempo.

La dott.ssa Mariella Galantucci

Si è Laureata in Scienze Biologiche-indirizzo fisio-patologico- presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. 

Ha conseguito due Dottorati di Ricerca, in Medicina Clinica e Medicina Sperimentale, presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.

Ha lavorato per circa 13 anni, presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, occupandosi di ricerca nell’ambito delle malattie neurodegenerative e cardiovascolari.

Ha scritto, come co-autrice, diversi articoli su rinomate riviste scientifiche del settore. Ha partecipato come oratrice a conferenze nazionali ed internazionali nell’ambito della ricerca farmacologica.

Dopo l’esame di stato si è iscritta all’albo dei Biologi sezione A.

Ha approfondito la sua passione per la nutrizione con vari corsi di formazione e, negli ultimi 10 anni, ha trasformato la sua passione nella sua attività professionale: la nutrizionista.

Si occupa di educazione al cibo per migliorare la propria qualità di vita a 360 ^, con un’attenzione particolare alla miglioramento della salute e ad una maggiore consapevolezza alla qualità dei nutrimenti selezionati.

Pratica sport a livello agonistico e questo le ha permesso di sviluppare maggiore preparazione nei confronti del

miglioramento atletico ed estetico dello sportivo.

Il suo obiettivo è di poter aiutare chi entra nel suo studio ad acquisire autonomia, consapevolezza nei confronti del cibo.

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Visita fisiatrica Dott.ssa Alessandra Galetti

Che cos'è e a che cosa serve la visita fisiatrica?

La visita fisiatrica consente di accertare la natura di disturbi a carico dell’apparato osteoarticolare (muscoli, tendini, articolazioni), che possono insorgere per la presenza di patologie acute o croniche, di processi infiammatori o in seguito a traumi o a interventi chirurgici ortopedici. Grazie alla visita fisiatrica è possibile effettuare la diagnosi e valutare le eventuali implicazioni funzionali, che possono ripercuotersi sulla vita quotidiana del paziente.

Ecco le principali patologie che si possono scoprire e curare con una fisiatrica:

  • Problema muscolare

  • Tendinite

  • Lombalgia

  • Dorsalgia

  • Cervicalgia

  • Ernia del disco

  • Trauma fisico

  • Mal di schiena

  • Sciatica

  • Sciatalgia

  • Discopatia

  • Distorsione caviglia

  • Epicondilite

  • Cruralgia

  • Tunnel Carpale

  • Sindrome del piriforme

  • Bulging Discale

  • Strappo Muscolare

  • Stiramento Muscolare

  • Lesione muscolare

Come si svolge la visita fisiatrica?

La prima fase consiste nell‘anamnesi, ossia una vero e proprio colloquio con il medico che si informerà sulla storia clinica del paziente, sulle sue abitudini, sulle eventuali patologie di cui soffre e sui sintomi che l’hanno portato allo stato in cui si trova. In questo modo sarà possibile datare (anche orientativamente) l’insorgere del problema e legarlo a qualche specifica causa.
Il medico si informerà anche in merito ad eventuali trattamenti effettuati prima della visita per capire che tipo di iniziative intraprendere. A questo proposito è buona norma portare con sé la documentazione clinica di cui si è in possesso con gli accertamenti già eseguiti e le eventuali terapie già seguite che il medico provvederà ad analizzare.

La seconda fase prevede l’esame obiettivo, durate in quale il medico verificherà le capacità motorie del paziente, analizzerà la sua postura, i suoi riflessi, l’equilibrio e, se lo riterrà opportuno, richiederà di svolgere alcuni esercizi specifici in varie posizioni. I disturbi che possono essere rivelati in questa fase della visita sono numerosi ed è su questi che il medico porrà la sua attenzione per somministrare una cura adatta, una fisioterapia o richiedere eventuali altri accertamenti per approfondire e verificare meglio eventuali lesioni, infiammazioni o patologie di varia natura.

Quando va fatta e soprattutto a cosa serve? La visita fisiatrica è volta ad attestare se ci siano o meno disturbi a carico dell’apparato osteoarticolare legati a varie patologie, infiammazioni o traumi di diversa natura, come per esempio quelli legati ad interventi chirurgici o ad incidenti , cervicalgia ,lombalgia ,ernia del disco ecc.

Infatti, di solito, chi necessita di questo tipo di visita presenta un dolore che lo limita nelle normali attività quotidiane, un dolore che impedisce qualche movimento o rende difficili determinate azioni (creando spesso anche ripercussioni sul piano emotivo e sociale).

Lo scopo primario di questa visita è quello di individuare il problema e accertare o meno la presenza di una patologia e i suoi effetti sulla funzionalità dei muscoli, tendini e ossa e colonna vertebrale . Talvolta accade che al termine della visita vengano richiesti ulteriori esami specialistici come un’ecografia, una radiografia, una TAC o una risonanza magnetica per avere la certezza o escludere la presenza di una patologia o per individuare un piano terapeutico e riabilitativo idoneo al caso.

Se il medico non riterrà opportuno compiere ulteriori indagini, effettuerà la diagnosi e prescriverà il percorso curativo più idoneo al paziente, con medicine o cure riabilitative, fisioterapia e massaggi.

Visite di controllo
Dopo aver seguito le prescrizioni ed effettuato i cicli di fisioterapia richiesti, il fisiatra procederà ad una nuova visita per verificare lo stato del paziente e i risultati ottenuti, per poi definire insieme la necessità di un piano di rinforzo della terapia. Una visita potrà essere effettuata anche durante la terapia per accertarsi dell’idoneità della cura e dei miglioramenti in corso d’opera.

La Dott.ssa Galetti Alessandra

Nasce a Varese il 10/08/1966 dopo aver conseguito la laurea in medicina presso l’università di modena si specializza in fisiatria presso l’università di Trieste nel dicembre del 1993 .

Specialista in Fisiatria e Direttore Sanitario del Poliambulatorio Me.ga .

Specializzata in diagnosi e cura delle patologie del rachide secondo il metodo Mc Kenzie e nelle patologie neuromuscolari.

Dott.ssa Galetti Alessandra Fisiatra 

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